Quasi per caso, nel numero precedente di “Senza rete”, avevamo scoperto il progetto di Antonio Michele Nicastro, un sanseverese che aveva tentato l’apertura di un Atm Bitcoin al Sud tramite crowdfounding. Oggi lo abbiamo intervistato per saperne di più a riguardo del suo rapporto con questa criptovaluta di cui parla tutto il mondo.
Presentati e parlaci delle tue esperienze in campo lavorativo e professionale.
Ho 42 anni, sono nato a San Severo ma vivo in provincia di Varese. Lavoro nel campo dell’edilizia e nello specifico sono un impiegato tecnico o meglio uno Specialist di prodotto nella serramentistica. Sino al 2016 ero alla guida di una fabbrica di serramenti a San Severo ma la voglia di rimettermi in gioco e confrontarmi con altre realtà è stata troppo forte da non appagare. La tecnologia mi affascina molto, ho sempre avuto un computer e ricordo ancora perfettamente lo stupore e la meraviglia del mio primo collegamento ad Internet nel 1996. E’ stato amore a prima vista. Fotoamatore, cicloamatore, politicamente attivo, ma momentaneamente in pausa, amo lavorare il legno tanto da costruire da solo una bici interamente in legno, unica in tutta Italia.
Quando hai scoperto dei Bitcoin e in che occasione sei entrato in questo mondo? All’inizio quanto valevano? E qual era la loro diffusione, sia su scala nazionale che su scala locale?
La prima volta che ho letto il termine “Bitcoin” è stato nel gennaio del 2013 su un post Facebook di un amico imprenditore. Ho iniziato ad informarmi e grazie ad Internet non è stato difficile entrare in quel mondo. Da anni si parlava di monete elettroniche e sono sempre stato molto scettico su un tale sistema, che a regime, potrebbe controllare e limitare le libertà individuali. Ma il bitcoin è diverso. Il mio primo bitcoin l’ho acquistato a marzo 2013 a €15,00 ed era una valutazione da capogiro visto che un anno prima non avevano quasi valore. In quel periodo i giornali e le tv davano pochissime informazioni e quasi sempre sbagliate, la moneta era conosciuta da pochissime persone in Italia e credo che io sia stato il primo in provincia a possederne. Il gruppo Bitcoin Italia era formato da poche decine di iscritti e Wikipedia cercava volontari che colmassero i vuoti di informazione sulla moneta.
Adesso quanto è diffuso in provincia di Foggia?
Conosci altre persone della Capitanata che acquistano e vendono Bitcoin?
Sicuramente adesso è conosciuto dalla maggioranza delle persone, ma è praticamente impossibile sapere la sua diffusione. Le caratteristiche della moneta non lo permettono.
Ultimamente sono sbarcati alla borsa di Chicago. Secondo te quali sono i margini di crescita? Adesso quanto vale in media il Bitcoin che hai acquistato tempo fa?
Difficile prevedere i margini di crescita. Adesso un Bitcoin vale circa € 15.000 sicuramente a breve, passato il boom mediatico, ci sarà un ridimensionamento del suo valore ma a lungo termine la moneta è destinata a crescere.
Si parla del fatto che possano essere un buon metodo per favorire il riciclaggio. Tu cosa ne pensi?
Le caratteristiche di anonimato, di facilità di trasporto e di transazioni senza intermediari possono agevolare l’illecito anche se, i Bitcoin non possono essere direttamente oggetto di illecito. Non sono falsificabili. Nascono come una moneta ‘antisistema’, ma credo che in futuro servano delle regole.
Parlaci del tuo progetto, quello dell’ATM Bitcoin del sud. Come è nato? Perché si è arenato? Oggi ci sono dei Bitcoin Atm al sud? Mentre, su scala nazionale come siamo messi?
Il progetto nasce dall’esigenza di informare i miei concittadini meridionali, sulla rivoluzione inesorabile che stava nascendo. All’epoca in Italia c’era un solo ATM ad Udine, ma era installato in un ufficio. La mia idea era di installarlo in un luogo molto frequentato. Il progetto aveva bisogno di un investimento, ma purtroppo non ha attirato l’attenzione di investitori. Oggi in Italia ci sono una decina di ATM, tutti al nord.