Sull’incidente avvenuto due giorni fa a Lesina, nel quale hanno perso la vita 12 braccianti, la Procura della Repubblica ha aperto una doppia indagine: una volta a scoprire eventuali ombre del caporalato, un’altra finalizzata a ricostruire la dinamica dell’incidente.



Su quest’ultimo aspetto potrà sicuramente essere preziosa la testimonianza che darà Rocco Abate, autotrasportatore di grande esperienza residente ad Orta Nova. E’ lui l’autista del camion carico di mangimi che, lungo la SS16, si è scontrato contro il furgone all’interno del quale viaggiavano i braccianti. Il camionista di 56 anni ha raccontato quel terribile incidente al Tg2 nella giornata di ieri.

Leonardo Zellino ha intervistato Abate visibilmente scosso e dispiaciuto per l’accaduto con delle vistose fasciature al piede e alla gamba. L’autotrasportatore ha due figli, uno dei quali fa il suo stesso lavoro e tra poco convolerà a nozze. Il camionista ortese racconta gli attimi frenetici successivi all’impatto, quando temeva di rimanere coinvolto nell’esplosione della cabina e quindi morire carbonizzato.



“Mi viene ancora in mente quel furgone a due metri da me, è stato un impatto frontale” – spiega Abate al TG2 – “io ho fatto di tutto per evitarli ma è stato impossibile. Mi venivano di fronte già da 400-500 metri, nella mia corsia. Io ho frenato, lampeggiato, suonato il clacson, ma non è servito a nulla e l’impatto è stato terribile”.

Nonostante la cabina del mezzo si sia accartocciata, Rocco ha riportato soltanto delle escoriazioni. Deve ringraziare un agricoltore che si trovava sul posto che lo ha aiutato con una zappa ad uscire dalle lamiere tra le quali era rimasto incastrato. Adesso pensa già a guarire del tutto e a ritornare in strada, l’unico modo forse per cancellare questa brutta esperienza.

“Adesso mi sento di andare a lavorare – dichiara Rocco al TG2 – perché io sono uno che non si arrende mai – ho già parlato con il mio datore di lavoro che mi ha assicurato che comprerà un nuovo camion”.

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