Da un lato i volontari che instancabilmente si prodigano per ripulire il sito dalle erbacce, dall’altro i tombaroli alla ricerca di reperti da piazzare sul “mercato nero”. Nel mezzo, il MiBact e lo Stato che faticano a concludere le pratiche di esproprio nei confronti delle proprietà della signora Cacciaguerra. In sintesi, è questa la situazione attuale del sito archeologico di Herdonia, la splendida area di interesse storico nel cuore dei Cinque Reali Siti, dove si intreccia la storia dei Dauni e quella dei Romani, all’indomani dell’ultima operazione del Nucleo Investigativo del Corpo forestale dello Stato di Foggia e del Comando Stazione Forestale di Foggia e Cerignola, che ha portato alla denuncia di un uomo, intento a sondare un campo in agro di Ordona alla ricerca di reperti. Infatti, durante il normale servizio di Controllo del Territorio, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato hanno individuato delle persone in atteggiamento sospetto muoversi all’interno di un campo agricolo. Il tempestivo intervento degli agenti ha permesso di scoprire che uno di loro stava sondando il terreno con particolari strumenti utilizzati per individuare la presenza di materiali di interesse nel sottosuolo. Nel sito erano presenti evidenti scavi eseguiti di recente, segno del fatto che fosse una prassi già consolidata nel tempo. Nel frattempo, l’uomo, del quale non sono state diffuse le generalità, è stato denunciato a piede libero per attività illecita e danno al patrimonio archeologico, oltre che per il possesso di reperti archeologici risalenti al periodo pre-romano. La signora Cacciaguerra, per fonti indirette, ha precisato di non sapere nulla a riguardo del fermo della Forestale e che probabilmente l’illecita ricerca si sarebbe verificata in orari in cui i suoi operai non erano a lavoro, in un’area al di fuori della sua tenuta, nelle colline circostanti al sito che si estende per oltre 23 ha e che, secondo quando confermerebbero le rilevazioni scientifiche, conserverebbe nel sottosuolo tante testimonianze storiche ancora inesplorate. Infatti, lo spazio tra il Macellum e la Basilica, emerso dagli scavi del dottor Mertens, costituirebbe soltanto una piccola parte del grande potenziale che ancora giace sottoterra e la consapevolezza di ciò, assieme all’immobilismo del Ministero, contribuisce ad alimentare la speranza dei trafficanti di reperti. Per comprendere la caratura del vastissimo patrimonio ancora sotterrato, basti ricordare quanto avvenne non molti anni fa durante l’istallazione di alcune pale eoliche del parco energetico poco distante dal sito archeologico. Nel corso degli scavi, emerse uno splendido mosaico che costrinse a rivedere il progetto iniziale. In quell’occasione, affiorarono anche degli scavi con un’utilità molto singolare e preziosa. Gli esperti assicurarono che si trattasse di un calendario dell’antichità che misurava i mesi in base all’inclinazione delle ombre. Il tutto, naturalmente, fu ricoperto in assenza di qualsiasi autorizzazioni di sorta. Da ciò, si può ben comprendere come non sia un caso se, secondo ripetute segnalazioni, alcuni utensili provenienti proprio da Herdonia sarebbero stati ritrovati in vendita su alcuni siti internet che permetterebbero di piazzare anonimamente sul mercato qualsiasi articolo. Nel frattempo, a poca distanza dal sito, starebbe per sbloccarsi il progetto per l’apertura del museo civico, all’interno del quale sono conservate soltanto alcune delle numerosissime testimonianze ormai disperse o collocate in altri poli museali.

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