Durante la sua disavventura, ha incontrato entrambe le facce del pubblico impiego, da un lato la magnanimità dei militari dell’Arma, da un altro la superficialità dei medici e degli operatori della sanità. Salvatore Dimopoli, 66enne bracciante agricolo in pensione, residente a Stornarella, lo scorso 5 ottobre ha rischiato di morire, se non fosse stato per il tempestivo intervento di due Carabinieri della Stazione Locale.

“Mio padre – spiega al Megafono, il figlio, Angelo Dimopoli – ha sempre lavorato in campagna, ha sempre avuto a che fare con alberi e potature, per questo tutte le volte che qualche conoscente aveva bisogno di aiuto, lo chiamava e lui interveniva con la sua motosega per ripulire gli alberi e allo stesso tempo per procurarsi della legna. A casa dei miei, infatti, ci siamo sempre scaldati con il camino, che mio padre stesso alimentava con la legna trovata in campagna”.

In vista dell’inverno, Salvatore alle ore 15:00 di quel fatidico giorno si era addentrato in un campo di Contrada Gavitella, di proprietà di alcuni conoscenti, situato poco fuori dal piccolo centro dei Reali Siti. Una svista, nonostante la sua grande esperienza, gli ha fatto sfuggire la motosega. Prima di cadere, ancora in funzione, la dentatura si è addentrata nel braccio sinistro del pensionato, facendogli fuoriuscire il muscolo dalla sede. Finito a terra, ha visto inerme per alcuni minuti sanguinare il suo braccio, al che ha pensato di prendere un laccio, e in maniera un po’ improvvisata stringerlo poco sopra la ferita, per fermare l’emorragia. Salvatore, da instancabile lavoratore, ha ritrovato la forza di rialzarsi e mettersi in macchina per dirigersi verso la Guardia Medica Locale.

“Giunto all’ingresso di Stornarella – spiega il figlio – mio padre ha incrociato una pattuglia dei Carabinieri e ha subito fatto segno agli agenti, i quali hanno preso in mano la situazione e allertato il pronto soccorso. La macchina di mio padre, era inondata di sangue, un’immagine questa che non dimenticherò mai. I Carabinieri hanno richiesto un Codice Rosso vedendo la situazione critica di mio padre, che aveva un colorito violaceo e respirava a fatica. Per questo, se non fosse stato per il loro intervento, probabilmente mio padre sarebbe morto in macchina”.

Ma la disavventura non si è conclusa così. Dopo una prima opportuna medicazione all’interno della macchina di soccorso, i guai sono continuati, una volta raggiunto il Pronto Soccorso dell’Ospedale Riuniti di Foggia, così come racconta amaramente il figlio che, assieme alla madre, ha poi assistito Salvatore durante la sua permanenza nel nosocomio.

Quando siamo arrivati ci hanno fatto attendere in un corridoio per almeno tre ore” – spiega Angelo. “Non ci hanno riconosciuto il Codice Rosso perché a loro modo di vedere l’emorragia era stata già contenuta. Sentivo urla e improperi perché non riuscivano a trovare un posto per mio padre. Inoltre in quel momento erano appena arrivati 4 ictus e un infarto che chiaramente hanno avuto la precedenza rispetto a noi. Mio padre era scosso e si sentiva debole, e noi non sapevamo come comportarci in quella situazione d’attesa”.

Soltanto alle ore 10:30 di sera, uno dei medici del reparto di Ortopedia ha dato un primo verdetto, paventando la rottura del nervo ulnare. Ma il responso finale sarebbe giunto soltanto dopo le radiografia che sarebbe stata effettuata il giorno dopo.

“Dopodiché ci hanno prospettato un intervento per rimettere il nervo in posizione, per evitare di perdere l’uso della mano, ma mio padre riusciva a muovere tutte le dita dell’arto ferito, senza problemi. Dopo aver ricevuto un trattamento molto spiacevole, insieme a mio padre abbiamo deciso di firmare il foglio di dimissioni. Subito dopo, dalle varie medicazioni, dall’esito delle radiografie e dal parere del medico specialista che abbiamo ascoltato in un secondo momento, è emerso che non c’era assolutamente nessuna alterazione del nervo”.

Oggi Salvatore sta bene, segue perfettamente le cure e le medicazioni. Il braccio fa meno male, lo riesce a muovere e tutto tornerà alla normalità in pochi mesi. Ma la nota più bella che porterà con sé a margine di tutta questa storia è il continuo interesse dei due Carabinieri che gli hanno salvato la vita, i quali ancora oggi si informano sulle sue condizioni.

“Non smetterò mai di ringraziare Giuseppe Augliese e Vincenzo Ruggiero, a loro mio padre deve la vita”. Tornerà a tagliare la legna? “Glielo impediremo e compreremo una stufa a pellet” – conclude Angelo.

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