Un tema al confine tra la scienza e l’utopia. E’ stato questo l’argomento trattato all’interno dell’ultimo libro di Raffaele Cera, “La particella di Bach”, presentato presso il Palazzo ex Gesuitico di Orta Nova durante il secondo appuntamento del Maggio dei Libri 2017. Una serata moderata dal giornalista Duilio Paiano, alla quale hanno preso parte anche l’assessore Antonio Attino e la presidentessa dell’Unitre, Rina Di Giorgio Cavaliere. La presentazione è stata anche intervallata da pezzi musicali di Bach interpretati da alcuni ragazzi e ragazze della Scuola Media Sandro Pertini.

Dopo i dovuti ringraziamenti e saluti, il primo a prendere la parola è stato Duilio Paiano il quale all’interno del suo intervento ha voluto delucidare la storia portata avanti dall’autore all’interno del suo libro. La storia è stata ambientata nei giorni nostri e il protagonista principale è un giovane di Merano, Giacomo Novelli. Ragazzo pieno di sogni che trova lavoro all’interno di una tipografia dello stesso Paese come grafico. Dopo alcuni anni ecco che Giacomo comincia ad avvertire dei disturbi: dimentica frequentemente le cose, non riesce più parlare ed è sempre più lento nei suoi movimenti. Sono i primi sintomi che riconducono alla malattia di Alzheimer. Dopo le dovute visite mediche, tutto è confermato. Si tratta di una malattia che nel corso degli anni, inevitabilmente, potrà degenerare.

Di conseguenza Giacomo è costretto a ritirarsi dal lavoro e rimanere in famiglia con sua moglie Ada e suo figlio Dario, giovane avvocato con la passione per il pianoforte. Un giorno Dario comincia a suonare il suo pianoforte, come aveva fatto sempre, ma comincia a suonare dei pezzi del compositore tedesco Johann Bach. Al primo ascolto di quelle note, Giacomo ha subito uno scatto come se fosse compiaciuto da quella musica. Il figlio di Giacomo, allora, nei giorni seguenti continuerà a suonare le melodie dello stesso autore fino a quando il padre non riacquisterà libertà di movimento e soprattutto la parola. Quello che accade è addirittura inspiegabile anche allo stesso neurologo. Fatto sta che Giacomo, a 60 anni, decide di non ritornare più in tipografia ma di dedicarsi totalmente alla musica: sceglie di iscriversi al Conservatorio, di diplomarsi in pochi anni, e successivamente di diventare maestro di orchestra per girare l’Italia.

Il messaggio che ha voluto mandare l’autore, come sottolineato dallo stesso Cera nel suo intervento, è che un domani la musica possa diventare una terapia riconosciuta scientificamente. Al giorno d’oggi è ancora in discussione da parte della scienza se la musica realmente possa comportare dei miglioramenti, ma ci sono casi in cui tanti giovani si sono risvegliati dal coma proprio grazie alla musica stessa. Quindi l’augurio che ci lascia l’autore attraverso il suo libro è quello che un domani una malattia del genere possa essere debellata definitivamente, e che a farlo possa essere proprio la musica.

 

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