Da sei anni a questa parte la Siria è diventata un esperimento di geopolitica senza precedenti. Le potenze europee, memori delle ricadute negative delle deposizioni dei grandi leader del Medio Oriente, guardano con curiosità alla figura di Bashar Al-Assad, mentre la guerra civile non accenna a placarsi.

Il blocco ex sovietico spalleggia il presidente siriano, mentre una certa controinformazione di ispirazione occidentale cerca di dipingerlo come un dittatore. Cosa c’è dietro? Interessi economici? Per evitare di cadere nel complottismo spiccio sono le testimonianze più prossime a chi vive in Siria, a chi quotidianamente deve avere a che fare con un conflitto spietato, quelle che risultano più utili per avere un quadro veritiero a riguardo di una situazione che negli ultimi anni ha visto l’ingresso in scena dell’autoproclamato Stato Islamico al fianco dell’esercito libero e ribelle siriano.

IL DIBATTITO. Per districarsi tra queste complesse vicende contemporanee, presso la parrocchia della Beata Vergine Maria dell’Addolorata di Orta Nova, nella serata di domenica, è stato invitato a parlare monsignor Joseph Tobji, arcivescovo maronita di Aleppo, una delle città più martoriate dalle bombe in quanto capitale economica della Siria. Incalzato dalle domande del professore di filosofia Gianluca di Giovine, il pastore siriano è giunto ad Orta Nova, nel contesto che precede la Festa Patronale, nel tentativo di “entrare nelle vene della storia” – come ama affermare il padrone di casa, don Giacomo Cirulli. Monsignor Tobji gira il mondo per raccontare la Siria dal suo punto di vista privilegiato, se così si può dire. Perché in effetti, anche se da circa un anno Aleppo non conosce più il fragore delle bombe, nella sua zona permangono le grandi divisioni oltre alle situazioni di disagio causate dalla mancanza di corrente, dalle strutture crollate e dalla carenza di ogni genere alimentare.

“In Siria è tutta una sofferenza” – ha spiegato il vescovo maronita, in perfetto italiano. “Pensate alla psicosi che c’è stata qualche giorno fa a Torino. Beh, noi viviamo così tutti i giorni. Adesso la situazione ad Aleppo è più tranquilla, ma negli anni passati abbiamo sofferto molto. Per almeno una decina di volte un razzo è caduto nelle mie vicinanze. Mi sono salvato per miracolo. In questa situazione, le famiglie hanno paura a mandare i loro figli a scuola, per questo preferivano mandarli nelle chiese. Nella nostra zona ne abbiamo due, risalgono all’epoca dei primi apostoli, ma attualmente sono entrambe senza tetto”.  Tobji parla con una calma interiore che è tipica di chi nutre una grande speranza per il futuro. “Ho scoperto che, dopo il Signore, la cosa più importante per l’uomo sia l’acqua” – dice padre Giuseppe.

IL CONTESTO SOFFERENTE. Ma oltre alla privazione dei beni di prima necessità, la Siria sta conoscendo delle “involuzioni silenziose” che a lungo termine saranno difficilmente risolvibili. La guerra porta inevitabilmente alla dissoluzione di ogni nucleo familiare, parcellizzato in parti diverse, collocate in paesi lontani d’Europa. Sono quei rifugiati politici che fanno tanto discutere da noi e che poi, dal racconto di Tobji, scopriamo essere persone che mai e poi mai vorrebbero abbandonare la loro terra, se non ci fosse l’alta possibilità di trovarci la morte. Chiaramente il conflitto richiede una grossa mole di arruolamenti e da ciò la società siriana appare invecchiata, costretta a fare a meno dei giovani, impegnati sui vari fronti.

LA CHIESA MISSIONARIA. In questo panorama complesso, che ruolo può avere la Chiesa Cattolica? “Operiamo al fianco dei feriti” – spiega Tobji che nel 2015 è stato incaricato direttamente da Papa Francesco. “A queste persone, con le organizzazioni religiose, assicuriamo delle cure gratuite. Interveniamo anche nel campo dell’educazione, mentre per quanto riguarda il cibo e i beni di consumo preferiamo dispensare degli aiuti in contanti, in modo che tutti possano scegliere la via più congeniale. Abbiamo aiutato tantissime persone, per questo è importante che la Chiesa continui ad essere presente in queste zone. Eppure, nonostante ciò, pare che sia in corso un progetto per svuotare il Medio Oriente della Cristianità. Le Chiese si stanno estinguendo e questo potrebbe essere un problema anche per l’Istituzione Universale della Chiesa”.

CAPITOLO ASSAD. Sì perché la religione è uno dei fronti più esposti al conflitto, anche se spesso diventa il pretesto per giustificare la contesa. La religione se deve schierarsi, deve farlo in favore degli ultimi e dei bisognosi anche se Tobji comunque non ha dubbi: “Assad è stato democraticamente eletto ed è impensabile voler motivare un progetto di esportazione di altri sistemi democratici nati altrove. Durante i nostri eventi religiosi, l’esercito siriano ci affianca e ci protegge. Attualmente siamo molto rispettati dal Governo in carica che più in generale è molto rispettoso delle diversità”.

18922049_1897100747241769_2832060526738106777_nL’OPINIONE DI RENNA. Monsignor Luigi Renna, pastore della diocesi Cerignola-Ascoli Satriano, ha svolto il corso dei vescovi di prima nomina insieme a padre Tobji. “In quell’occasione – ha ricordato Renna, durante il convegno presso la Chiesa Madre – notai che il Papa abbracciò con particolare intensità il vescovo maronita, sicuramente per esprimere la vicinanza della Chiesa alla Siria e agli uomini che quotidianamente hanno a che fare con la guerra”. Mai banale nelle affermazioni e sempre aderente al tema, monsignor Renna ha condiviso con la platea ortese il suo pensiero in merito all’iniziativa proposta e agli equilibri internazionali che ballano attorno alla Siria. “Di tante realtà che conosciamo in maniera indiretta – ha affermato Renna – dobbiamo farci un’altra idea, imparando ad ascoltare le testimonianze dirette di chi quelle realtà le vive. Nel caso della Siria, ci sarebbe molto da dire su Assad e sul modo in cui vediamo certi capi di Stato…”.

Il vescovo della Diocesi di Cerignola ha ricordato un incontro con una suora, reduce da un’esperienza in Siria, la quale ebbe modo di sottolineare la splendida convivenza tra religioni che il “regime” riesce a garantire, nonostante il messaggio negativo diffuso dai media. “La crisi globale a cui assistiamo oggi – ha sottolineato Renna – non è dipesa dal socialismo, bensì dal capitalismo e dalle sue storture che rendono tutto ciò che ci circonda solo e soltanto in funzione di un profitto”. Poi ha fatto il punto sul rapporto tra le Chiese e i poteri politici degli Stati, analizzando il contesto su scala globale: “Non c’è mai stata un’epoca, come quella di oggi, in cui Chiesa e Stato sono stati così distanti e distinti. La Chiesa in molti Paesi non è ben vista, anzi è costretta a rimanere ai margini della società. La Chiesa sta tornando ad essere una Chiesa di martiri e questo non può che essere un segnale positivo, perché è testimonianza del fatto che stia diventando sempre più libera e indipendente”. Infine l’invito alla comunità: “esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni afflitte dalle guerre. Queste occasioni non servono solo per riempire le chiese, ma per riflettere sulle sofferennze del mondo”.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO