Si sono presi per mano tanto tempo fa fino ad arrivare davanti ad un altare ideale, come se fossero due innamorati qualunque. Giuseppe Gallo e la vita hanno ribadito il loro reciproco amore davanti allo sguardo compiaciuto di un’intera comunità, con tutti i crismi della cerimonia, con abiti eleganti, amici e parenti in festa e un’auto decappottabile ad attenderlo sotto casa, in una zona periferica di Orta Nova.
Nulla di eccezionale se non fosse che Giuseppe è affetto da encefalite spastica, una malattia che riduce le sue capacità motorie e lo costringe a trascorrere le sue giornate sulla sedia a rotelle, con forti limitazioni dal punto di vista neurologico che però non vanno ad inficiare minimamente sulla sua sfera emotiva. Su questo piano, anzi, gli altri avrebbero addirittura da imparare. E’ senza dubbio più sensibile dei cosiddetti “normali” ed è proprio per questo motivo che sua madre, la signora Rita, in occasione del quarantesimo compleanno del figlio, ha voluto creare un avvenimento indimenticabile.
Il 15 luglio scorso Giuseppe si è svegliato presto, “in realtà non ha dormito per tutta la notte” – spiega sua mamma; subito dopo si è catapultato nella giornata più importante della sua vita con un’eccitazione senza precedenti. Ha indossato l’abito grigio con il papillon e la camicia bianca. Ad attenderlo sotto casa c’era una fiammante cabriolet che gli ha fatto perdere la testa. “Era felicissimo – riporta la signora Rita – quello era un desiderio che aveva espresso più volte ma io, fingendo, gli avevo detto che non era possibile, perché noleggiare una macchina così costa molti soldi. Poi gli abbiamo fatto questa sorpresa. Non l’ho mai visto così felice”.
Dopo l’uscita in pompa magna da casa sua, ad attenderlo c’erano addirittura dei paggetti per rendere ancora più ufficiale la cerimonia. Al termine dei convenevoli tra gli invitati e lo sposo, Giuseppe e la sua famiglia, in compagnia di amici e parenti si sono recati presso la Sala Ricevimenti dove il menù è stato arricchito di tutte le sue prelibatezze preferite, quelle che richiede sempre a mamma Rita quando sono a casa.
“E’ stata un’idea mia” – sottolinea ‘Mamma Coraggio’, così l’hanno ribattezzata tutti. “Avevo intenzione di fargli vivere una giornata indimenticabile in occasione dei suoi quarant’anni. E così è stato. Molto probabilmente a causa della sua malattia non potrà mai sposarsi come tutti gli altri e così abbiamo deciso di organizzare un vero e proprio matrimonio con la vita. Potrà sembrare un’idea banale ma, per come ho visto felice mio figlio in quel giorno, lo rifarei altre mille volte”.
Il contesto in cui si muove Giuseppe non è di certo improntato alla massima inclusività, se non fosse per la forza d’animo dei familiari, nonostante le tante difficoltà, e per la grande intraprendenza dei volontari del Servizio Civile della Misericordia di Orta Nova che, quasi tutti i giorni, lo assistono, lo accompagnano in giro per la città, lo fanno sentire in una vera cerchia di amici, che poi è quello di cui necessità di più Giuseppe.
In questo modo sono trascorsi i suoi quarant’anni anche se le proiezioni future spaventano più del presente. Una malattia, un’altra, ha colpito questa volta il padre di Giuseppe, costretto a lasciare il lavoro per colpa di un tumore che ora lo limita parecchio e gli permette di contare su una pensione minima con la quale però deve sostenere e incoraggiare tutti i bisogni del novello sposo e degli altri membri della famiglia.
Poi ci sono i fratelli che hanno sempre accompagnato e affiancato Giuseppe nelle fasi più delicate della sua vita. Delle difficoltà mamma Rita non fa segreto, ma nonostante tutto non perde occasione per sorridere. Il sorriso è il mimino comune denominatore di questo nucleo familiare di provincia, dove non si avverte la minima rassegnazione e dove si fa scuola di vita tutti i giorni.
Nel frattempo, a poche ore dal matrimonio, Giuseppe fa il bacia mano a tutte le ragazze volontarie che, riunitesi a casa sua, gli fanno le ultime feste della lunga settimana del compleanno. Un cartellone affisso in camera sua gli ricorderà quanto sia stata bella quella settimana in cui ha avuto la perfetta sintesi di quarant’anni di esistenza tra alti e bassi. “I tuoi baciamano ci fanno sentire delle principesse”, “a te che con il tuo sorriso ci doni l’amore e la voglia di vivere”. Queste le dediche scritte sul cartoncino verde dai volontari del servizio civile.
Poi si fa sera e le tute gialloblu lasciano l’abitazione di Giuseppe. E la sera quella che spaventa di più, quella che per forza di cose si caratterizza per la solitudine, in un contesto dove le opportunità di inclusione spesso sono sporadiche e affidate esclusivamente al mondo del volontariato. Dai genitori ha avuto un dono importante in occasione delle sue nozze speciali. Si tratta della forza e della dignità di non chiudersi in sé stessi e di non autoemarginarsi, al contrario mostrarsi al prossimo per ricevere dal prossimo, con fierezza e positività, come è giusto che sia. Tutto quello che spesso non accade in occasioni di questo tipo. Ma non è il caso di Giuseppe che già sfoglia il catalogo degli itinerari di vacanza, per scoprire dove andare a trascorrere la sua luna di miele con la vita.