I due colossi dei social network continuano a mantenere le loro peculiarità a distanza di anni dalla fondazione. Facebook da una parte, Twitter dall’altra sono i canali che vanno per la maggiore tra gli utenti della rete, per comunicare nei più svariati ambiti dell’intelletto umano. Ma secondo i maggiori esperti di comunicazione politica sarebbe proprio il social dei cinguettii ad essere ritenuto più idoneo per la veicolazione di messaggi verticali di interesse collettivo. A spiegare questa particolare utilità sono le note differenze tra le due piattaforme, limatesi nel tempo ma rimaste per lo più sempre invariate. Facebook per caratteristiche guarda più al passato, mentre Twitter è più legato all’immediatezza, al presente, alla discussione su un tema di attualità. Non è un caso, in effetti, se attraverso un Tweet sia più facile prendere la parola su un topic trend utilizzando un hashtag, pratica ancora poco diffusa sulla piattaforma di Zuckemberg. Poi c’è il tema dell’interazione, quella mai gradita ai politici sul web. Su Facebook è impossibile sfuggire ai commenti degli utenti, se non attraverso il ban. Per impostazione, Twitter invece non dà altrettanta visibilità agli utenti che hanno intenzione di inserire il proprio pensiero sotto quello del creatore del contenuto. Una particolarità non di poco conto per chi non è poi così avvezzo a rispondere ai leoni da tastiera.

Su Facebook ci sono tutti o quasi tutti. È un social universale, totalizzante, pachidermico. Offre un’esperienza ricca, complessa, umana, emozionale che si adatta perfettamente alle diverse generazioni e ai diversi strati socio-culturali della società. Twitter invece è sì popolare, ma incompreso. Se ne parla tanto, troppo forse, ma sono pochi gli utenti sulla piattaforma che possono dirsi veramente attivi e che contribuiscono a costituire un particolarissimo microcosmo sociale fatto di cortesie, gentilezze, etichetta, scambi proficui, rituali e prassi sociali assai codificate.

Non è un caso se per tali e tante caratteristiche favorevoli Twitter sia divenuto una sorta di ufficio stampa della politica, utilizzato dagli operatori dell’informazione quasi come una sorta di agenzia media. Un tweet è più rapido di un comunicato e il fatto che adesso sia consentito andare oltre i tradizionali 160 caratteri è un ulteriore punto a favore dell’utilizzo per la comunicazione politica. Le zone periferiche del paese però, nello specifico delle loro rappresentanze istituzionali, sono ancora poco abituate al cinguettio in rete. Abbiamo notato come, in provincia di Foggia, siano ancora pochi gli esponenti politici a saper utilizzare al meglio i canali di informazioni disintermediati. Se per Facebook siamo nella fase dell’allunaggio e dell’abitudine alla gravità differente, per quanto riguarda Twitter lo si considera ancora una galassia lontana ed inesplorata.

Funziona il profilo del sindaco di Foggia, Franco Landella, che associa gli stessi contenuti su tutte le bacheche dei social media. Lo stesso vale per Angelo Riccardi, primo cittadino di Manfredonia e presidente del Consorzio Asi, che in copertina si mostra al fianco di Lucio Dalla. Promossi anche gli assessori regionali Leo Di Gioia e Raffaele Piemontese. Ma scendendo nella scala gerarchia delle rappresentanze si apre un vuoto incolmabile, soprattutto tra coloro che non possono contare sull’apporto di addetti stampa. Partendo dall’Ofanto (Metta, Sgarro e Gentile sono online), il primo vuoto lo si registra nei Reali Siti dove i sindaci (a parte Massimo Colia) non nutrono particolare interesse verso questo strumento. Si difendono sul Gargano, con D’Arienzo e Nobiletti che fanno la voce grossa, manca invece il buon Tavaglione di Peschici. Incredibile a crederci ma dalle parti dell’Alto Tavoliere fa rumore l’assenza di Antonio Tutolo così come preoccupa il l’ultimo aggiornamento di Francesco Miglio che risale al gennaio del 2016. Sui Monti Dauni non se la passano meglio. Assente Nicola Gatta da Candela, nonostante su Facebook sia particolarmente attivo. Assente anche il collega di Ascoli Satriano, Vincenzo Sarcone. A portare in alto la visibilità social dei Monti Dauni è Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari, battutosi in prima persona per inserire anche i fondi per la fibra ottica all’interno della legge contro lo spopolamento dei piccoli comuni.

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