Per la rubrica “Senza Rete” abbiamo intervistato Adelmo Monachese, autore del collettivo satirico di Lercio.it e volto noto dell’editoria. Nel suo ultimo lavoro “Attentato al Piccolo Principe”, edito da Les Flaneurs, ha dissacrato la figura tratteggiata da Saint-Exupery, per lasciare alla contemporeaneità i suoi spunti critici e divertenti. Lo abbiamo intervistato per capire cosa ne pensa del web e delle storture della rete.

Questa rubrica si occupa dell’articolato mondo del web. In linea generale cosa ne pensi della rivoluzione dei social network? Ha cambiato in meglio o in peggio la nostra società?

Penso che non sia una rivoluzione. Per non estinguerci come specie dobbiamo comunque continuare a fare sempre le sesse tre cose: nutrirci, riprodurci e cercare di non mandare in malora il pianeta in cui viviamo. Certamente i social hanno portato dei grandissimi cambiamenti, il principale dei quali lo ha denunciato Umberto Eco quando parlava del megafono che grazie ai social possiede anche lo “scemo del villaggio”. I social non hanno cambiato la società, la società ha creato i social per cambiare.

I social network hanno avuto un ruolo importante per te. Da Lercio fino a Inchiostro di Puglia, tutte esperienze che hanno avuto una grande eco tramite questi strumenti. Ma tu come li usi?
Li uso quotidianamente e grazie agli strumenti di “selezione” e “nascondi” riesco a rendere le mie homepage estremamente interessanti: via sottosviluppati, complottisti, terrapiattisti, ignoranti e esibizionisti e metto in evidenza i contenuti delle versione web di riviste, siti, case editrici, giornalisti e animatori culturali che mettono in condivisione materiale interessante che varia dalle analisi personali – espresse con criterio, pacatezza, profondità e accuratezza – alla condivisione di articoli, recensioni, analisi, inchieste meritevoli del mio tempo e dalla mia attenzione da utente e da cittadino. E il Foggia.

Con Lercio, in particolare, vi occupate di fake news e informazione satirica. Quanto è cambiato il mondo dell’informazione con i social? Ci riporti un esempio, tra i tanti avvenimenti simpatici registrati nella redazione di Lercio?

E’ cambiato in peggio, ma io sono ottimista e confido nel fatto che dopo un periodo di assestamento l’utilizzo dei social da parte dei lettori e di chi produce contenuti per il pubblico diverrà più responsabile e rivolto qualitativamente verso l’alto. Di cose avvenute con Lercio ce ne sarebbero davvero tante da raccontare, da Carlo Cracco o Radio Maria che hanno dovuto fare una smentita ufficiale (non congiunta, eh!) per nostre battute che li riguardavano ai tanti episodi durante l’incontro con il pubblico. Una volta durante la presentazione del nostro secondo libro (Lercio, lo sporco che fa notizia) una ragazzina mi è venuta a raccontare che il suo insegnante vegano abbandonò la chat di gruppo di WhatsApp della classe perché lei continuava a condividere le nostre battute sul mondo dei vegani.

Abbiamo denunciato la grande arretratezza social tra i politici della Capitanata. Ci sono dei profili che segui e altri che non ti piacciono? Della provincia di Foggia ti piace qualche pagina satirica?
L’arretratezza tra i politici della Capitanata non è social, è a monte. Non sanno quali contenuti, politici e di cittadinanza, condividere sui social. All’Università un esperto di marketing durante un laboratorio ci disse: “Nel caso vi troviate a lavorare alla promozione di un pessimo prodotto, la cosa peggiore che potreste fare è un’ottima pubblicità”. Ecco cosa fanno i politici, espongono meno possibile il pessimo prodotto che sono. Della provincia di Foggia seguo singoli autori più che pagine anche perché non c‘è una periodicità editoriale dei prodotti satirici. L’ultimo che ricordo con una continuità considerevole era “Cose che non fanno ridere” l’intera pagina di satira che curavo all’interno del Foggia&Foggia.

Ultima domanda sul tuo ultimo lavoro: “Attentato al Piccolo Principe”. Senza cadere nella retorica che hai smontato nel tuo libro, ma se il Piccolo Principe avesse avuto i social network dove avrebbe messo i suoi like?

Secondo me il Piccolo Principe sarebbe stato uno di quei hipster del tipo: “A casa non ho la tv, non ho internet, ho un telefono da quale posso solo chiamare e mandare e ricevere messaggi, odio i social, mi piace solo la musica indie”. Per questo lo odio.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO