Le formazioni politiche si preparano alle votazioni del 4 marzo scegliendo la propria classe dirigente con modi e metodi totalmente differenti. Quello della democrazia diretta e dell’utilizzo di internet per la selezione dei candidati è sempre stato un mantra del Movimento Cinque Stelle che ha da poco concluso le operazioni di voto per le parlamentarie.

Ad annunciare l’apertura dei server, settimana scorsa, era stato Beppe Grillo, che sul suo blog ha spiegato le regole del gioco: “Nel caso si creasse, per la grande partecipazione, l’effetto di coda virtuale ai seggi nelle ultime ore che potrebbe causare difficoltà ad accedere al sito, la scadenza sarà prorogata e sarà possibile votare fino alle 14 di giovedì 18 gennaio. In ogni caso si suggerisce di non aspettare all’ultimo per votare. Ogni iscritto potrà esprimere tre preferenze per i candidati nel proprio collegio plurinominale alla Camera e tre preferenze per quelli nel proprio collegio plurinominale al Senato. Gli iscritti da questo momento in poi non potranno più fare modifiche al profilo fino alla fine delle votazioni. Non verranno certificati ulteriori documenti per nuove iscrizioni”, prosegue il post.

Già da queste necessarie precisazioni si potevano ben intendere quali sarebbero state le difficoltà di un sistema basato solo ed esclusivamente sulla tenuta della rete. Tanti sono stati i reclami degli esclusi alla prima scrematura, alcuni addirittura si sono trovati inseriti tra i papabili a loro insaputa. In sostanza la piattaforma gentilmente concessa dalla Casaleggio Associati anche questa volta ha funzionato ad intermittenza, causando il malcontento di molti utenti.

I più grandi esperti di comunicazione politica hanno sempre criticato l’espressione di voto online per il fatto che si presenti come inclusiva solo per i tecno-educati ma fortemente discriminatoria per le vittime del digital divide. Il rischio è che, al di là del pubblico prescelto, la tecnologia possa conoscere giri a vuoto ed incidenti di percorso come avvenuto in occasione delle votazioni per la scelta del candidato premier e anche durante le parlamentarie. Ma il futuro va comunque in questa direzione, in quanto addirittura alcuni paesi (come la Svizzera) stanno sperimentando la consultazione online per referendum territoriali di pubblico interesse.

Anche dalla provincia di Foggia, i tanti militanti hanno provato a strappare un posto nei listini della Camera o del Senato. Tanti sono stati gli esclusi illustri, tanti anche coloro che contro ogni pronostico ce l’hanno fatta. E’ il caso questo di Domenico Impagliatelli, alias Constatino Stapmen, spogliarellista di San Giovanni Rotondo che ha passato la prima selezione con qualità ben messe in mostra nelle sue foto online… E’ la dimostrazione che, con questo metodo, tutti ce la possono fare?

Ben diversi sono stati i commenti dei detrattori dei grillini, alcuni dei quali non si fidano affatto di questo strumento immateriale per la scelta dei candidati. “Di Maio l’hanno votato 30mila iscritti. Oggi la metà vuole fare il parlamentare del M5S – scrive Lorenzo Andraghetti, uno dei tanti epurati dal Movimento – ma quando si tratta di riempire le liste per i consigli comunali non si trovano candidati. E’ la politica dei valori. Certo! Giornalisti illustri che si candidano esaltando i valori del M5S, che con questi numeri ha dimostrato di aver inculcato grandissimi valori nei propri iscritti e seguaci: fare l’onorevole è roba da ridere, possono farlo tutti”.  Insomma, come avviene da sempre nella politica e nelle partite di calcetto, le regole (soprattutto con uno strumento verticistico come la rete) le decide il proprietario del pallone a discapito di tutti gli altri che si illudono di far parte dello stesso team.

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