Un film per riflettere, apprezzare, osservare ed interpretare la forma dell’arte. Van Gogh- Sulla Soglia dell’Eternità è una porta aperta sulla vita di uno dei maggiori artisti post- impressionisti, uno sguardo all’interno del suo essere e dei suoi quadri. L’inquietudine che ha delineato la vita di Vincent Van Gogh è rappresentata in tutta la sua linearità, per quanto ne sia stato possibile, attraverso lo stile cinematografico del regista Julian Schnabel.
Un utilizzo sfrenato della camera a mano turba lo sguardo dello spettatore e lo induce ad entrare, sin da subito, nella vita dell’artista. Movimenti velocissimi, soggettive dinamiche e tagli netti costituiscono la tecnica dell’utilizzo della camera e nel montaggio dell’opera. Lo spettatore viene catapultato in un senso di agitazione, lo stesso che vive Vincent Van Gogh negli ultimi dieci anni della propria vita. Se il regista può parlare solo attraverso la sequenza delle immagini ha utilizzato il miglior metodo per mettere in connessione lo spettatore e l’artista raffigurato.
Nessuno ha via di scampo, ormai siamo dentro Van Gogh ed abitiamo i suoi drammi interiori così come egli li osserva e li rappresenta sulla tela. La camera a mano si stabilisce solo quando lo spettatore/protagonista avrà raggiunto il culmine del turbamento. La prima camera fissa è nella stanza del medico, sequenza in cui Van Gogh dovrà spiegare l’amputazione dell’orecchio. Con quel gesto, l’artista si libera dalla confusione di senso di abbandono dell’amico Paul Gauguin; in quell’istante libera anche il pubblico dal vortice di riprese. Lo stile registico adottato da Schnabel è la massima espressione dell’equilibrio visivo di immedesimazione e di linearità della sceneggiatura.
Un lavoro, quello attuato dal regista, sostenuto anche dalla fotografia, affidata a Benoît Delhomme, dai colori intensi che si alternano tra dolore, vivacità e turbamento, ripercorrendo la cromaticità utilizzata da Van Gogh. Il giallo, il blu ed il verde sono sempre presenti sulla tavolozza stilistica, tracciando sequenza dopo sequenza i quadri d’impressione dell’artista.
Un’opera cinematografica interpretata da Willem Dafoe, già candidato a numerosi premi come miglior attore in un film drammatico, immedesimato in modo eccellente in Van Gogh. Nonostante le numerose opere filmiche sul celebre pittore, Dafoe è stato definito dalla critica il miglior artista dello scenario interpretativo. Il film narra gli ultimi dieci anni di vita di Vincent Van Gogh, il periodo più importante per la sua faticosa carriera mai riconosciuta in vita; una celebrità che sarebbe giunta solo dopo la morte. “Volevo tanto condividere quello che vedo, ora penso solo al mio rapporto con l’eternità!” la frase che incornicia l’opera cinematografica ed acclama Van Gogh l’artista più raccontato degli ultimi anni.