Ci sono serie che ameremo per sempre. E questa è decisamente una di quelle. C’è sempre un messaggio, un qualcosa di sconvolgente che ad un certo punto sembra chiamarti toccandoti la spalla per dirti “Ehi, ma lo sai che anch’io penso questa cosa? Lo sai che non sei solo?”. E quel messaggio entra dento e ci resta, accomodandosi nel salotto della nostra anima a far compagnia a tutte le cose che amiamo di più.
Era il 2014 quando per la prima volta True Detective fece la sua comparsa nel mondo della televisione. Concepita come una serie antologica (vale a dire fra le varie stagioni non c’è un collegamento storico/temporale ma solo ideologico) dall’italoamericano Nic Pizzolatto, docente universitario annoiato che ha trovato nella scrittura la sua catarsi e diretta poi da Cary Fukunaga, la prima stagione della serie, che rimane tutt’oggi agli occhi della critica la più sorprendente ed iconica, la coppia di detective è interpretata da un istrionico Matthew McConaughey e uno strabiliante Woody Harrelson, che sceglieranno anche di diventarne produttori.
Attraverso un continuo ritorno al passato, ad un’analisi di azioni ed eventi passati guardati a distanza di anni e soprattutto di emozioni, emergono considerazioni sulla vita, sull’esistenza umana che davvero non possono essere trascurate. Con una precisione millimetrica, frasi e concetti mirano al loro bersaglio per lasciare piazza pulita, per spazzare dubbi o perplessità. Scavando nelle oscurità più profonde dell’animo umano si scoprono aspetti da tutti conosciuti ma sempre taciuti che difficilmente trovano spazio per respirare.
Nostalgia, risentimenti, insoddisfazione, paura, orrore. Tutte quelle cose sulla quale di solito si glissa altrove, in True Detective trovano il loro regno per proliferare e spiegare com’è stare dall’altra parte. Come se quest’opera fosse figlia di un’urgenza nichilista che tagliasse corto con le favolette per rimboccarci la notte dei nostri peggior incubi. Uno scopo antico, pretenzioso e nobile allo stesso tempo capace di scioccare come nient’altro.
Sulla stessa scia la seconda stagione, malgrado non abbia avuto lo stesso impatto della prima, forse per la perdita dell’effetto sorpresa ma soprattutto per l’interpretazione dei primi detective difficili da scalzare nei cuori dello spettatore, ha comunque mantenuto standard alti, anche se ahimè non abbastanza. Da un paio di settimane invece è approdata la terza stagione, con un greve peso sulle spalle, seguendo ad un mezzo disastro e da un capolavoro. Mahershala Ali, con fierezza e impavidità ha accettato un ruolo non facile e soggetto a continui paragoni. La trama sembra l’eco della prima sotto molti aspetti, le ambientazioni sempre cupe e desolate.
Quella di True Detective infatti non è l’America sorridente e dalle tinte pastello anni ‘50 che MTV ci propina da anni. Ma, come Twin Peaks ha fatto negli anni ’90, True Detective in questo contemporaneo torpore ci rinfaccia la verità. Fattori non secondari sono una fotografia mostruosa ed una cura per la colonna sonora che i nerd di tutto il mondo hanno acclamato. Una delle migliori 5 serie degli ultimi 10 anni. Imperdibile, su Sky Atlantic.
Trailer stagione 1
Pillola speciale per intenditori