The life and death of John F. Donovan, erroneamente tradotto con “la mia vita con” invece che “la vita e la morte di” racconta una storia complessa, vera e molto contemporanea. È la storia di come spesso sono i rapporti che abbiamo con le persone che ci salvano dai baratri della nostra vita. È la storia di come un’amicizia abbia avuto un potere così catastrofico e salvifico allo stesso tempo.

Il John F. della storia, che per tutti noi è sempre stato un altro Jon il solo e unico Jon Snow star di Game of Thrones, è un attore talentuoso, bello e giovane. La sua vita scorre come nelle migliori favole di Hollywood fra feste eleganti, servizi fotografici, fortuna a palate e l’amore incondizionato dei fan. E fra questi fan c’è anche il giovane Rupert (interpretato prima da Jacob Tremblay e da Ben Schnetzer poi) che sogna di fare l’attore e lo idolatra come un dio, vigilato da una Natalie Portman in versione mamma single.

Una serie di meccanismi fatali s’innescheranno nelle vite di entrambi legate ma lontane anni luce. Il passato di John lo tormenterà fino ad un punto di non ritorno malgrado l’aiuto dell’eccentrica mamma, un’eccezionale Susan Sarandon.

Questo è un film strano e magico. Il regista Xavier Dolan ha creato, scritto e confezionato un’opera sensibile e particolare. Aiutato da un cast stellare (tra cui figurano Kathy Bates, Thandie Newton e Michael Gambon) ha scritto e diretto una pellicola elegante e semplice allo stesso tempo. I giornali più importanti non han fatto i salti di gioia alla sua visione, ma io non sono affatto d’accordo. Il montaggio presenta degli errori di gusto ridondanti alle volte è vero, e le musiche per quanto nostalgica possa essere dato che c’è metà della mia playlist del terzo superiore, potevano essere meglio curate (esente dal discorso è la scena in cui Kit che canta Jesus of Suburbia a squarcia gola).

Ma malgrado dei piccoli dettagli che perdono ad un regista che è difatti un mio coetaneo, il film esprime perfettamente il messaggio per la quale è stato creato. Perché questo è un film sull’importanza di essere se stessi sempre e delle amare conseguenze che inevitabilmente affogano chi cerca di compiacere prima gli altri che se stesso. Da vedere, voto 8 e mezzo. 10 a Kit che è stato intenso e meraviglioso come sempre.

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