“Differenze di abitudini e linguaggi non contano se i nostri intenti sono identici e i nostri cuori aperti”. Questa citazione della scrittrice J.K.Rowling ci permette di addentrarci al meglio nel percorso che sta seguendo il Centro Sociale Polivalente per ragazzi disabili e anziani “Monsignor Michele Ventrella” di Orta Nova, una struttura che è stata riaperta nel maggio del 2019 e che ospita una trentina di ragazzi con bassa compromissione delle autonomie funzionali, a livello fisico e cognitivo, tutti residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale di Cerignola e dei Cinque Reali Siti. Il centro rappresenta una realtà composita ed eterogenea, ogni ragazzo è testimone delle sue specificità e, attraverso l’azione degli esperti si crea un clima armonioso di straordinaria normalità. Per scoprirlo siamo stati all’interno del centro di Via Kennedy e abbiamo intervistato la coordinatrice della struttura, Rosaria Visconti, pedagogista della cooperativa SocialService, per capire come funzionano i servizi erogati e quali sono le attività che si svolgono all’interno.

1) Come sono organizzate le attività del centro polivalente? Come si svolge la settimana tipo?

1) Sin dalla riapertura del centro abbiamo organizzato le attività seguendo una programmazione bimestrale. Le attività progettate hanno tutte un carattere educativo volto a potenziare le abilità degli utenti, inoltre esse aderiscono al periodo e alle festività che caratterizzano i mesi dell’anno. Attualmente abbiamo un laboratorio di autonomia e cura del sé il lunedì, per insegnare ai ragazzi che non devono trascurarsi, anzi devono essere autonomi anche in questo aspetto. Il martedì c’è il laboratorio “Sapori e tradizioni” che prevede attività manuali riferite ai costumi del contesto di vita e ne approfondisce anche gli aspetti culinari. Il giovedì abbiamo un laboratorio di ginnastica a cura della dottoressa Daniela Basso, mentre a seguire i ragazzi si cimentano con un laboratorio di teatro sociale che si concluderà con uno spettacolo da non perdere. Il sabato i ragazzi gradiscono molto le uscite ricreative che spesso hanno come destinazione dei luoghi di incontro della nostra città.

2) Quando si pensa ad un centro polivalente per la disabilità, spesso si pensa a strutture dove i ragazzi disabili vengono ‘relegati’ per stare lontani dal resto della società. Voi come cercate di evitare questo?

2) Siamo fortemente convinti che questa sia una problematica da evitare per garantire l’inclusione, quella vera! Negli ultimi mesi, fortunatamente, grazie alla collaborazione con le scuole locali, i ragazzi hanno posto in essere diverse iniziative all’interno delle strutture scolastiche, conoscendo altri coetanei. Anche i bar, i centri di aggregazione e le strutture sportive sono sempre lieti di accoglierci quando programmiamo le uscite settimanali. Funziona anche all’inverso: tanti sono i professionisti, i titolari di aziende e gli artisti che hanno messo gratuitamente a disposizione le loro competenze per venire a trovare i ragazzi nella nostra sede e lasciare loro dei grandi insegnamenti di vita, oltre che degli spunti per far sì che questi ragazzi possano apprendere un mestiere ed inserirsi autonomamente nella società.

3) Durante questi anni di attività, qual è stato il momento più bello e qual è la problematica sulla quale è necessario lavorare ancora?

3) I momenti più belli sono stati tantissimi. Ne ricordiamo uno in particolare perché è stata la prima volta che il nostro centro si è mostrato per quello che è in pubblica piazza, con uno spettacolo di teatro inserito all’interno di un evento più ampio dal titolo “Noi con voi”. Lo spettacolo si è tenuto presso il Largo Ex Gesuitico di Orta Nova, tenutosi il 24 maggio 2016 in occasione della Giornata Regionale della Disabilità. Poiché ha destato grande attenzione tra gli spettatori, la SocialService ha deciso di riproporre ogni anno un appuntamento diverso incentrato sul teatro sociale. Continuiamo, infatti, a promuovere laboratori proprio perché abbiamo inteso quanto siano efficaci nella costruzione di quel senso d’accettazione che serve ai ragazzi, ma serve a tutta la nostra comunità. Per ciò che riguarda le problematiche, la mia idea è che sia l’intero contesto sociale che debba essere educato ad accogliere le peculiarità dei ragazzi, senza lasciarsi demoralizzare, spaventare e senza sottovalutare le loro potenzialità, solo perché essi hanno delle problematiche oggettive. Con il nostro operato cerchiamo di far capire che, se cambiasse la mentalità collettiva, cambierebbe anche la qualità della vita e la disabilità potrebbe diventare davvero uno spunto per fare grandi cose.

4) Da chi è composto il team di esperti che opera all’interno del centro polivalente? Quali sono le professionalità di cui vi avvalete?

4) Per quanto riguarda l’équipe che agisce all’interno del centro ci sono io come coordinatrice che gestisco i rapporti con il territorio, con gli utenti e i genitori, oltre a progettare le attività del centro in collaborazione con due educatrici atte allo sviluppo delle stesse e alla messa in pratica, animatori sociali e oss. Poi c’è l’équipe di supporto composta da un’altra pedagogista, una psicologa e un’assistente sociale. All’occorrenza, come detto, ci avvaliamo di figure esterne che vengono a trovarci per divertirsi e passare del tempo con i ragazzi.

5) Quali sono i vostri progetti per il futuro?

5) Senza dubbio vogliamo proseguire nel solco che abbiamo tracciato, andando a rimuovere quella parte di pregiudizio che ancora esiste. Vogliamo raccontare meglio e in maniera più accurata le piccole rivoluzioni quotidiane che compiamo, informando meglio la cittadinanza, ma anche i potenziali fruitori dei servizi sulle opportunità che ci sono per inserirsi in percorsi di integrazione. Questo centro è patrimonio di tutta la collettività, per cui sogniamo che diventi un centro di aggregazione per tutti, non solo per i ragazzi disabili. Se così fosse avremmo raggiunto il nostro obiettivo.

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