Il futuro del turismo è nei piccoli borghi, ora più che mai. Nella cosiddetta “fase due” – quella che ancora non riusciamo ad intravedere – sarà necessario mantenere le distanze di sicurezza e prediligere gli spazi aperti, immersi nella natura. Ed è per questo che si apre un grande scenario per quei luoghi che sono incontaminati, con poca densità ma al contempo con tante cose da scoprire e tante esperienze da fare. Lo ha affermato anche il poeta paesologo di Bisaccia, Franco Arminio, grande osservatore dei luoghi dell’entroterra, in un intervista rilasciata a Repubblica: “Il futuro è nei borghi, ma servono trasporti, scuola e sanità”.

Un ritornello che abbiamo già sentito più volte e che si applicherebbe benissimo a quanto si dice da decenni a riguardo dei Comuni dei Monti Dauni. In provincia di Foggia il Coronavirus ha risparmiato 16 Comuni, quasi tutti situati nel Subappennino foggiano, centri che attualmente mostrano con orgoglio uno “0” alla voce “contagiati”. Non c’è nessuna teoria complottistica dietro ciò, semplicemente la minore densità abitativa e gli interscambi ridotti al minimo hanno permesso di controllare in maniera più accurata gli ingressi e le uscite. Eppure questa fase pandemica può diventare un’opportunità soprattutto per il “dopo”. Non solo per il turismo, ma anche per altri aspetti.

Sul punto concorda anche il sindaco di Biccari, uno tra i centri più attivi e intraprendenti dei Monti Dauni. “I piccoli paesi sono un’opportunità – afferma Gianfilippo Mignogna – non un problema. Non dimentico che in tanti volevano chiuderli o accorparli. Se opportunamente abilitati (si pensi al Digital Divide) possono essere un luogo di futuro dove si può lavorare, studiare, fare innovazione. E quindi restare. Da protagonisti però, non da sconfitti. Lo spazio, il vuoto, la lentezza, il welfare di prossimità, sono valori, cose positive. E non solo in campo turistico (si pensi, ad esempio, al consumo del suolo)”.

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