Dopo il lungo lockdown, causato dalla pandemia da Coronavirus, ha riaperto anche il Centro Sociale Polivalente per disabili “Monsignor Michele Ventrella” di Via kennedy ad Orta Nova. Per i ragazzi è stato entusiasmante tornare ad incontrarsi tra di loro e rivedere i loro educatori, con i quali hanno stabilito un vero rapporto di affetto ed amicizia. Il lockdown, infatti, è stato un lungo periodo difficile, perché tante strutture come questa sono state costrette a rimanere chiuse ed interrompere un lavoro di integrazione sociale che sul territorio non è soltanto necessario, ma è fondamentale.

Durante la fase di chiusura, gli educatori hanno comunque mantenuto vivo questo rapporto attraverso costanti chiamate e conferenze in video. Ma in questi casi davvero non è lo stesso. Il rapporto umano ha un valore incommensurabile e insostituibile. La riapertura, però, ha comportato una serie di misure rigide da osservare, per scongiurare qualsiasi rischio di contagio. In conformità alle linee guida dettate dalla Regione Puglia, il centro di Orta Nova ha dovuto completamente stravolgere la propria programmazione e le modalità di svolgimento delle attività, come spiega a Il Megafono, Rosaria Visconti, pedagogista della cooperativa SocialService e coordinatrice della struttura.

“Sulla base delle indicazioni forniteci dalla Regione – spiega – abbiamo applicato un Protocollo di Sicurezza molto rigido, riformulando totalmente l’organizzazione del centro. Al momento non è consentita nessuna visita da parte di persone che non sono addette al funzionamento della struttura. Questo a tutela dei nostri ragazzi e di chi lavora nel centro”.

Ai ragazzi ritornati in struttura è stata spiegata l’importanza della mascherina e del distanziamento sociale che sebbene, sia molto limitante, è ancora necessario. All’ingresso viene misurata la temperatura e vengono igienizzate le mani. Prima del ritorno nel centro è stato effettuato un triage telefonico, con un’intervista ai genitori dei ragazzi finalizzata a comprendere la presenza di sintomi sospetti o di contatti con casi positivi. Poi c’è stata una rivisitazione degli spazi di Via Kennedy: i tavoli sono stati distanziati di un metro e le attività che si svolgono sono soltanto quelle che consentono di lavorare a piccoli gruppi, con il giusto distanziamento.

“I ragazzi sono stati felicissimi di tornare e hanno accettato in maniera molto consapevole le nuove regole”- sottolinea la dottoressa Visconti. “Alcuni di loro sono sembrati spaesati, ma è normale poiché non hanno messo piede fuori di casa negli ultimi tre mesi. Su 22 utenti abituali, 15 sono rientrati non appena è stato possibile, un buon risultato che sottolinea quanto i ragazzi siano affezionati al centro e quanto le famiglie si fidino di noi. Coloro che hanno preferito aspettare, lo hanno fatto perché hanno delle patologie congenite per le quali è necessaria ulteriore prudenza. Ma siamo sicuri che presto torneremo al completo e ci rimetteremo in cammino sul percorso che avevamo intrapreso prima della pandemia”.

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