Nell’epoca dell’individualismo sfrenato un gesto come quello compiuto da Stefano Furio non andrebbe affatto dimenticato. Eppure a distanza di 35 anni la città di Orta Nova ha praticamente scordato l’eroismo di un suo concittadino che ha sacrificato la propria vita per salvare quella di un’altra persona. I fatti risalgono al 3 agosto del 1985 quando questo 23enne di Orta Nova si trovava in gita a Monticchio (PZ) con sua moglie e suo figlio Antonio (all’epoca di soli due anni).
La stagione estiva era nel pieno del suo svolgimento e un gran numero di avventori cercavano refrigerio presso la località montana, con numerose famiglie e turisti che si godevano lo splendido panorama dalle barche che attraversavano i laghi del Monte Vulture. Stefano, poco prima di pranzare, si avvicinò ad una sorgente di acqua da cui voleva riempire le sue bottiglie, quando all’improvviso sentì delle invocazioni d’aiuto provenire da un vicino pozzo. Il giovane ortese non ci pensò due volte: si tuffò immediatamente in acqua per aiutare il malcapitato a risalire dall’anfratto nel quale era finito. Quell’uomo riuscì a salvarsi ma Stefano, a causa delle esalazioni delle acque solfuree, perse i sensi e finì inghiottito dalle acque.
Il suo corpo fu successivamente recuperato dai vigili del fuoco. Del suo sacrificio se ne parlò al momento dell’accaduto sulla stampa locale, ma dopo poco il gesto eroico di questo giovane cittadino di Orta Nova fu consegnato alla memoria esclusiva dei suoi famigliari e dei suoi amici. Nel 2001, con un articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno, il giornalista Vincenzo Santoro evidenziava la necessità di recuperarne la memoria per dare a Stefano la giusta onorificenza a fronte di un grande gesto di sacrificio e di amore verso il prossimo. Da quel lontano 1985, però, sono trascorsi 35 anni e nessuno ha mai pensato di dedicare un’opera alla memoria di Stefano Furio, un’opera che possa educare le giovani generazioni al senso di comunità e all’abnegazione nei confronti delle persone che necessitano di aiuto.
Nel giorno della 35esima ricorrenza di quel tragico giorno in cui Stefano perse la vita, il consigliere comunale di maggioranza Gianluca di Giovine, su consiglio di Mario Nero, ha dedicato un ampio articolo – sul suo blog – a questa figura del passato. “Credo che la sua città, Orta Nova, debba ulteriormente riconoscere tale esempio, dedicando una parte di sé (una strada, un parco, una parte della città) a Stefano” – afferma Di Giovine. “Tale proposta fu presentata dall’Associazione di Studi Storici ‘I Cinque Reali Siti’ nel lontano 2001; essa rimanda all’idea di una città autobiografica, ossia capace di raccontare la propria storia attraverso sé stessa, le sue vie, la sua architettura, la sua fisionomia urbanistica”. Chissà che non sia la volta buona che questa figura possa ottenere un meritato riconoscimento riconoscimento, al fine di tramandare ai posteri l’importanza di un gesto così eroico.
Avendo letto questo articolo oggi, sono rimasto stupito dal non riconoscerlo in foto. passai la giornata di sabato precedente il giorno funesto con lui sul cantiere della mia cooperativa. l’impresa con cui lavorava,era in difficoltà nel mandare avanti i lavori; ma il ragazzo aveva bisogno di lavorare e allora noi della cooperativa decidemmo di far lavorare lo stesso gli operai volenterosi pagando direttamente gli stessi al posto dell’impresa. Stefano non era specializzato nella posa d’opera dei mattoncini a faccia vista e allora decisi di fargli da tutore pur di farlo guadagnare la giornata lavorativa. era un ragazzo di una famiglia numerosa che abitava nel quartiere dove io sono vissuto per lunghi anni; faceva parte del mio mondo.
Fu un fatto che ci lasciò sgomenti. Ho voluto con questo condividerlo con Voi perchè a me questo evento mi è rimasto impresso.