Due epigrafi sono state rinvenute nel 1856 in località Santa Felicita – in tenimento della famiglia Cirillo, presso il fiume Carapelle, a circa tre Km dalla Stazione di Orta Nova, nel territorio dell’antica Herdonia. Sono di grande valore storico e raccontano il passato di un territorio che sin dall’epoca preromana ha avuto un grande fervore, spesso non conosciuto.

La prima epigrafe è quella dell’ ara votiva della dea Diana. L’epigrafe è incisa su un’ara votiva in pietra calcarea. L’ara è conservata nell’atrio del palazzo Cirillo-Farrusi a Cerignola. Presenta scolpiti, su di una faccia laterale, un vaso da vino e un rametto di olivo. Vi sono sulla cornice segni a forma di croce. Le lettere, del tipo monumentale, sono incise seguendo linee guida ancora visibili, secondo un modello non costante. Caratteristico dell’ara il coronamento a dentelli, esempio unico nei ritrovamenti della zona di Canosa e di Ordona. L’epigrafe attesta che il senatore Lucius Publilius D. Patruinus dedica un tempio con altare alla dea Diana cacciatrice. La dea era molto venerata ad Ordona dove, nell’antico Foro, è stato riportato alla luce un tempio che doveva essere a lei dedicato. La sistemazione avvenne per intervento dell’allora ispettore onorario alle antichità e scavi Michele Cirillo. Il testo dell’epigrafe fu inviato al Mommsen dallo studioso Ettore Ruggiero nel 1867.

La seconda epigrafe è incisa su una lastra onoraria in pietra calcarea. Le lettere sono della scrittura monumentale, e sono incise secondo un modulo decrescente. L’epigrafe è la dedica al console ed amministratore L. Publilio Celso Patruino fatta, per la sua giustizia ed integrità e per onorario, dalla curia e dal popolo di Canosa. Che il luogo del rinvenimento della lapide sia quello dell’antica Herdonia, mentre L.P. Celso Patruino viene definito amministratore (curator) e patrono di Canosa, può trovare spiegazione nell’ipotesi che i “Publilii” avessero una villa nella zona di Herdonia dove appunto la lapide onoraria poteva avere la sua collocazione originaria. Ambedue le Lapidi sono state illustrate da Theodor Mommsen (storico, numismatico, giurista, epigrafista e filologo tedesco. È generalmente considerato il più grande classicista del XIX secolo), riporta queste due lapidi coi n. 686 e 688 nel IX volume del “Corpus inscriptionum latinarum”, Vennero anche descritte dallo storico Rosario Pasquale di Ascoli S. nel suo libro “Dall’Ofanto al Carapelle” e, fra l’altro, dice “ Esse furono scoperte, nel 1856, nel fondo del Sig. Cirillo, denominato Santa Felicita, in agro di Ortanova, a circa uguale distanza da Foggia a Cerignola, non molto lungi dal fiume Carapelle.”

a cura di Francesco Di Corato



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