L’attivista Cinque Stelle, Grazia Manna, ha posto l’accento su un’annosa questione che riguarda tutta la provincia di Foggia, da Apricena a Troia, e che ha delle ricadute negative sul comparto agricolo, volano dell’economia di Capitanata. “Ad appena qualche giorno di distanza dall’inizio della mietitura, vanno in fumo due ettari di avena in contrada Staffio, lungo la strada Troia/Lucera e, circa un ettaro di grano in zona Tavernazza lungo la Troia/Foggia” – denuncia l’attivista del M5S. “Ai danni delle gelate, grandinate e bombe di pioggia mancava solo la ‘longa manus’ di qualche poco di buono”.
“Il lavoro di un anno in fumo ed una sequela di episodi preoccupanti che ha preso il via con l’incendio di venti ettari tra i Comuni di Apricena e Lesina e che ha colpito, nei giorni successivi, a macchia d’olio sempre più ettari della nostra martoriata Capitanata. Ci preoccupiamo, ed è giusto che sia così – continua la pentastellata – quando prendono fuoco i boschi, i parchi o le riserve naturali. Ma dei campi di grano che prendono fuoco, chissà perché, non si occupa nessuno!? Forse perché a perdere il raccolto sono gli agricoltori!”.
Secondo Manna gli incendi nelle campagne sarebbero riconducibili chiaramente alla “mano” criminale” che tiene sotto scacco anche il settore dell’agricoltura. “Quello che posso dire, dopo aver ascoltato i contadini con collaudata esperienza, è che anche per i campi di frumento non esiste l’autocombustione” – sottolinea Grazia Manna. “Ed anche gli eventuali mozziconi di sigaretta gettati in campi di grano maturo, anche con quaranta gradi di temperatura, non danno luogo ad incendi. In genere, il fuoco, nei campi di grano, è il frutto di atti criminali e dolosi”.
I sindacati di categoria parlano apertamente di estorsione ai danni dei proprietari. Proprio perché non è la prima volta che accade, tutto lascia supporre che dietro le fiamme ci sia la criminalità. La Coldiretti circoscrive l’episodio all’azione della criminalità organizzata. «Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione, come gli incendi di campi di grano, in questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti e il valore del marchio Made in Italy”.
“Dalle ultime inchieste della Magistratura (Daunia Venenum e ditte locali della monezza) – conclude Manna – molti terreni, comprati a prezzi di saldi fine stagione, vengono utilizzati dai Casalesi e da ditte indigene per sversare rifiuti, coperti dagli addetti ai controlli e da spezzoni della politica a libro paga degli inquinatori. E la luna guarda impotente, dall’alto dei cieli, lo scempio della nostra stupenda Capitanata!”.