Il 19 settembre 2019, il Parlamento Europeo ha chiesto a tutti gli Stati Membri di celebrare ogni 25 maggio la memoria di Witold Pilecki. Chi è quest’uomo? Polacco, classe 1901, era un cattolico convinto, fiero della sua nazionalità, militare e antinazista. Nel 1940 si fece arrestare di proposito con l’obiettivo di essere internato nel campo di concentramento di Auschwitz e creare delle cellule di ribelli che potessero liberare il campo dall’interno. Dopo questa esperienza, nel 1943 scrisse un rapporto ai suoi superiori. Il testo è rimasto nascosto fino al 2000, quando è stato pubblicato con il titolo “Il volontario di Auschwitz”. Con il suo lucido e documentato racconto, Pilecki rende viva la quotidianità nel campo, di cui narra orrori, disumanità, annientamento dell’uomo. La fede e la missione di distruggere questo orrore aiuta il soldato polacco a sopravvivere. Con questo scritto ci dona una perla che andrebbe letta in tutte le scuole superiori. Pilecki era anche un anticomunista e, per questo motivo, nel 1948 fu ucciso dal regime polacco e fino al 1989 le sue informazioni sono rimaste censurate. È arrivata l’ora di conoscere un grande cristiano, un grande europeo, un grande uomo!

Se fosse cibo:
Un’insalata di patate: semplice, essenziale, come la libertà, che spesso diamo per scontata.

Racchiuso in una frase:
[…] il trasferimento di detenuti dai blocchi dell’ospedale alla camera a gas […] [divenne] manifesto. […] Inizialmente ciò fu fatto con un po’ di vergogna, traferendo i detenuti di notte, in tarda serata o al primo mattino, perché nessuno vedesse. Poi, a poco a poco, man mano che l’intero campo veniva a conoscenza di questa pratica e le autorità cessavano di vergognarsi di quei “turisti malati”, i “turisti malati” furono portati alle camere a gas in pieno giorno. Talvolta succedeva durante l’appello, con un drappello rinforzato di sentinelle coi fucili spianati che ci fissava freddamente dalle torri di guardia. Più di un detenuto, riconoscendo un amico tra i ranghi schierati mentre lo portavano alla camera a gas, gridava: “Addio, Jàs. Abbi cura di te!…”. Agitava il berretto o la mano e proseguiva “di buon animo”. Tutto il campo sapeva dove stavano andando. Perché dunque quel tizio era così contento? Potrei dire che aveva già visto e sofferto così tanto che non si aspettava niente di peggio dopo la morte. (pp. 208-209)

Edizione utilizzata:
Witold PILECKI, Il volontario di Auschwitz, Piemme, Milano 2014.

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile, in formato cartaceo e digitale, nelle maggiori librerie online (ibs.itunilibro.itmondadoristore.it)



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