E’ giunto alla sua diciottesima pubblicazione il professor Alfonso Palomba, ex sindaco di Carapelle, insegnante di lungo corso ed ex dirigente dell’Istituto “Giannone” di Foggia. Per tutta la vita si è dedicato alla ricerca storica sul comprensorio dei Cinque Reali Siti, alla politica e all’insegnamento, con una lunga attività giornalistica su alcune testate locali e scolastiche. Da queste passioni e da queste esperienze è nata l’ultima pubblicazione, composta da tre tomi. In “Disiecta – Percorsi e recuperi nel cassetto della memoria”, infatti, i tre testi identificano proprio il triplice percorso di Palomba, tra cultura, scuola e politica.


LE PAGINE SPARSE E RIORDINATE. All’interno vi sono stralci di articoli di giornale pubblicati su diverse testate, riflessioni sul presente e sul passato, e un parziale bilancio dell’attività politica e culturale su un territorio che fatica ad aggregarsi per raggiungere degli obiettivi di cui ormai nessuno ha più memoria. “Disiecta” – traducibile letteralmente con “pagine sparse” è un modo per far riemergere tutto ciò che fino a questo momento era rimasto da parte e che ora finalmente viene inserito in un percorso coerente. “Questa pubblicazione – spiega lo stesso Palomba a Il Megafono – è il tentativo di sottrarre all’oblio accadimenti storici che hanno cambiato il nostro modo di agire o di pensare e che, in virtù di ciò, devono essere tramandati necessariamente al futuro”. Tutti e tre i tomi che ne derivano sono complementari tra di loro e sono un efficace storytelling della traiettoria esistenziale del professor Palomba, tra passato, presente e futuro.

L’ALBATRO. Nel primo tomo – dal titolo “La rivista L’Albatro, Un viaggio lungo quasi nove anni” – il professor Palomba ripercorre la sua esperienza nell’istituto foggiano del “Giannone”, dove è stato dirigente scolastico per 23 anni e dove ha seguito la nascita e l’evoluzione di un periodico di successo. Tra le colonne degli articoli, pubblicati dal 2004 al 2012 e riportati all’interno del libro, viene posto l’accento sul ruolo educativo della scuola, intesa come presidio della cultura e come luogo della prima formazione della personalità. “Al contrario oggi la scuola appare ingessata nei suoi ritmi e incapace di capire le aspirazioni degli studenti e le loro mutate modalità di apprendimento. La scuola – sottolinea Palomba – continua ad usare una lingua che gli studenti non comprendono più e da ciò ne deriva un inesorabile disamoramento”. Al termine di questa prima trattazione vi è un prontuario degli articoli riportati che consegna al lettore un ottimo strumento per orientarsi tra i fatti e tra i temi trattati.

VETERA ET NOVA. Il secondo tomo è una lunga testimonianza su gran parte degli eventi culturali tenutisi negli anni presi in considerazione. Palomba, da promotore e partecipante di tante occasioni di approfondimento, afferma che soltanto il Comune di Orta Nova, nel territorio dei Cinque Reali Siti, sia stato in grado di costruire una propria identità culturale, mentre gli altri quattro Comuni abbiano ancora una  lunga strada da percorre in questa direzione. “La cultura non è solo quella accademica” – sottolinea l’autore – “piuttosto è un concetto dinamico che incide direttamente sull’economia e sulla cultura della società. Non servono eventi singoli, ma programmi unitari e costanti che coinvolgano tutte le realtà del territorio”. E su questo punto ci si ricollega alla funzione della storia e della politica, quest’ultima al centro della terza trattazione.




EPICEDI. La politica è forse il settore che ha depositato il più gran numero di rimpianti nel bagaglio di ricordi dell’autore. Palomba – nella parte terza dal titolo “Cose così, recensioni, note d’arte ed epicedi” – si sofferma soprattutto sull’immobilismo dell’Ente Sovracomunale dei Cinque Reali Siti, sul quale lo stesso autore ha redatto diverse pubblicazioni. Poi pone in rassegna un gran numero di storie di uomini che si sono distinti in positivo sul territorio, come ad esempio Don Vincenzo Patano, il Cavaliere Traisci ed il professor Antonio Massa. A queste personalità vengono dedicati degli “epicedi”, ossia un canto funebre volto ad elogiare l’operato di grandi uomini venuti a mancare ante diem. Tra le “cose d’arte” vi sono le opere di alcuni pittori e scultori “che – come sottolinea lo stesso Palomba – non emergono soltanto a causa del contesto che non li riconosce a sufficienza nonostante la loro innegabile bravura”.

Al termine di una lunga serie di riflessioni c’è anche spazio per uno sguardo al futuro. Mentre continua l’opera di raccolta storiografica su alcune figure del socialismo locale, il professor Alfonso Palomba consegna ai posteri una riflessione sulla politica attuale che deve riscoprirsi “un servizio per la collettività”. “Negli anni avrei voluto incontrare dei compagni di squadra più appassionati a questi temi” – conclude Palomba. “Oggi, a distanza di anni, spero che almeno il lettore possa condividere questi concetti riportanti all’interno del libro”.

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