La vita professionale della signora Maria Michela Curci diventa una storia da copertina. Alcuni scatti in bianco e nero catturati dal paparazzo della Dolcevita, Marcello Geppetti, nel lontano maggio del 1977, sono stati pubblicati di recente dal magazine di Poste Italiane per raccontare un’epoca controversa, un’epoca di anni di piombo e battaglie sociali, in cui l’emancipazione femminile cominciava ad emergere anche nei contesti lavorativi. In copertina vi è la signora Curci, originaria di Stornarella (FG), che sul finire degli anni ’70 era partita per Roma per diventare una delle prime fattorine donna dell’azienda pubblica di corrispondenza. Un giornale dell’epoca, riportando gli scatti delle neo assunte, titolava “Belle, diplomate e portalettere”. Tacco alto, senza divisa, casco ed espressione sorridente, a cavallo di un motorino acquistato con risorse proprie. Questa è l’immagine iconica che racconta un vero passo in avanti per l’universo femminile di quel tempo che si affacciava agli uffici pubblici ancora in prevalenza composti da ingessati notabili di sesso maschile.

“Sono arrivata in Poste quasi per caso – racconta Maria Michela Curci – ho partecipato ad un concorso per titoli tramite il quale l’azienda cercava 50 fattorini. Anche grazie alle mie esperienze pregresse e grazie al diploma conseguito sono stata chiamata a Roma. Non è stato facile lasciare il paesino per arrivare in una grande città. Ricordo che all’inizio consegnavamo i telegrammi e le raccomandate a piedi, senza divisa. Poi ho acquistato un motorino che ha semplificato il lavoro e mi consentiva di muovermi agilmente tra Piazza di Spagna, Piazza Navona, Barberini e Corso Vittorio . Erano anni di tensione, ma questo lavoro mi ha fatto sempre sentire protetta e a mio agio, anche se all’inizio negli uffici erano tutti uomini…”. Da quel momento cristallizzato in uno scatto fotografico ha preso le mosse una lunga carriera durata 42 anni, una carriera che ha portato la signora Curci a ricoprire diversi incarichi anche in altre località, da Milano fino al ritorno nella sua Stornarella.

Oggi la signora Curci è in pensione ed è tornata ad abitare in provincia di Foggia. Ma porta con sé ogni emozione del suo lungo percorso lavorativo. La sua mente fa riemergere i ricordi dell’anno in cui fu rapito Aldo Moro. Una Roma blindata, ridestata dagli squilli delle sirene, “con giorni in cui furono chiusi anche gli uffici pubblici” – ricorda l’intervistata. Il mondo, visto dalla capitale, sembrava essere con il fiato sospeso, ma la corrispondenza continuava a correre anche sulle ruote del motorino della fattorina foggiana. Quelle stesse ruote che più volte hanno dovuto fare slalom tra vetri rotti e macerie, durante gli anni di piombo in cui Roma era costantemente sotto attacco. Di queste storie Maria Michela Curci ne può raccontare a iosa, ma nonostante le tensioni vissute sulla propria pelle fa un bilancio estremamente positivo della sua esperienza lavorativa.

“Ho fatto per quarant’anni un lavoro che ho amato. Ai giovani di oggi dico di fare lo stesso. Abbiate delle passioni e cercate di inseguirle con tutta la vostra forza, anche se vi portano ad andare lontano. La vita ripaga sempre i coraggiosi” – sottolinea Maria Curci. Nella foto scattata durante l’ultima timbratura in ufficio vi sono lo stesso sorriso e la stessa espressione di quarant’anni prima. Un sorriso che rimanda a quello carico di aspettative che mostrò al fotografo Geppetti nel 1977, quando saliva per la prima volta sul motorino. Un pensiero va anche alle donne di oggi, purtroppo ancora osteggiate sui luoghi di lavoro e non ancora pagate allo stesso modo degli uomini, soprattutto nei settori dell’impiego privato. “Sono stata fortunata, la mia azienda è sempre stata vicina alle donne. Non ho mai avuto esperienze di diseguaglianze sul lavoro. Ho potuto fare una famiglia anche grazie all’aiuto dell’azienda. Ma alle donne di oggi dico di non accontentarsi mai e di lottare sempre per i propri diritti”.

FONTE: L’IMMEDIATO



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