Una piazza gremita. Eppure non c’erano concerti, né altre forme di intrattenimento. Orta Nova da un forte segnale di partecipazione all’evento sulla legalità organizzato in apertura dei festeggiamenti della Festa Patronale di Sant’Antonio da Padova. Forse è la festa più sobria che si ricordi a memoria, ma non per questo meno carica di significati. Il bagno di folla non era affatto scontato ed è stato un fattore sottolineato da tutti i relatori intervenuti sul palco di Piazza Aldo Moro: il Procuratore Capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro; Monsignor Fabio Ciollaro, vescovo della Diocesi Cerignola-Ascoli Satriano, Daniela Marcone, vice presidente di Libera e Don Luigi Ciotti che rappresenta a livello nazionale l’associazione impegnata da anni contro tutte le forme di mafie.

Le autorità e la platea

LA CHIESA FUORI DALLE “MURA”. La Chiesa è scesa in campo e ha fatto valere la propria funzione sociale, ribadita peraltro anche dall’Enciclica “Laudato Sii” di Papa Francesco. L’esordio dei festeggiamenti per il Santo Patrono ha assunto così una valenza importante e la nutrita rappresentanza dei cittadini, insieme al dispiegamento completo della “Squadra Stato” sono state le risposte più edificanti. Il contesto, infatti, le risposte le cerca da tempo. In una provincia dove, negli ultimi anni, sono stati commissariati per infiltrazioni mafiose sette Comuni ed uno, proprio quello di Orta Nova, attende l’esito del lavoro di indagine della commissione d’accesso, un momento di approfondimento sulla legalità ha assunto così un significato ancora più importante. La Chiesa ha intercettato questa necessità e ha pensato ad un momento di dibattito su un tema complesso, ma mai scontato.

LA PRIMAVERA FOGGIANA. In apertura il Procuratore Vaccaro, rivolgendosi soprattutto ai tanti giovani presenti sul palco, ha voluto dare una definizione al fenomeno mafioso che permea il territorio. “Un territorio che – ha spiegato Vaccaro – potenzialmente potrebbe essere tra i più ricchi in Italia, ma proprio per colpa della mafia, paga un prezzo altissimo in termini di qualità della vita”. Coinvolgente, appassionato, schietto l’intervento del Pastore Ciollaro, che ha fortemente voluto questo momento di incontro: “Orta Nova vive una realtà amara e ingiusta che non merita, noi non siamo disposti a soggiacere”. E ha ricordato le tante storie positive che ha incontrato nelle visite pastorali, in un contesto “che non può e non deve accettare una nomea così negativa”.

IL CONTESTO DI ORTA NOVA. Nonostante i mala tempora che adombrano la cittadina dei Reali Siti (e con essa tutta la terra delle quattro mafie), si intravedono comunque dei bagliori di speranza. Vaccaro ha parlato di “segnali positivi che fanno pensare ad una primavera foggiana”. E’ un timido messaggio di fiducia a cui si è unita anche la voce di Daniela Marcone, figlia di Francesco, vittima innocente di mafia. Una delle famiglie che rientra nel novero di quell’80% di vittime che ancora oggi, in Italia, non hanno avuto giustizia, a distanza di decenni. La risposta cammina sulla gente e la gente può scegliere da che parte stare. Possono ancora scegliere i tanti ragazzi che hanno ascoltato con interesse il racconto della storia del direttore dell’Ufficio Registri di Foggia, una storia che per la sua crudeltà avrà fatto anche pensare “ma Dio dov’era in quel momento?”.

L’INTERVENTO DI DON CIOTTI. Al quesito legittimo ha dato risposta Don Ciotti, nel suo appassionato intervento. “La fede non esclude il dubbio, non esclude la sofferenza. Il dubbio ci consente di ‘morire’ alle nostre convinzioni ed autogenerarci”. E’ quello di cui ha bisogno la città di Orta Nova, tempestata dai fatti di cronaca degli ultimi anni e dalle tante nefandezze che l’hanno riguardata. Nella sua complessità il territorio ha bisogno di un impegno maggiore della politica, nell’implementazione degli organici di Procure e Caserme. Ciotti lo ribadisce e si dichiara disponibile a sbattere i pugni sul tavolo, qualora sia necessario. Ma come antidoto serve anche altro. “E’ necessario – ha aggiunto il parroco anti-mafia – che ci sia una presa di coscienza collettiva, che la scuola, la cultura, le famiglie, l’Università facciano la loro parte. Così si possono cambiare le carte in tavola ed è quello che auguro a questa città”.

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