La fantascienza è quel luogo della letteratura in cui, inaspettatamente, gli autori trovano lo spazio adeguato per parlare dell’uomo e di ciò che rende “umani”. Uno degli esempi più belli in questo senso, a mio avviso, è “L’uomo nel labirinto” di Robert Silverberg, un’opera che raggiunge un livello di riflessione davvero significativo. Muller è un uomo importante, di quelli di cui si studiano le gesta sui libri di storia. Un giorno ha un incidente che condiziona il suo vivere in società e, non sopportando di essere allontanato da tutti, decide di isolarsi in un pianeta nel quale una misteriosa civiltà scomparsa da secoli ha costruito un labirinto pieno di trappole. Dopo nove anni di isolamento, una missione dalla terra con a capo Boardman e il giovane Rawling prova a convincere Muller a uscire dal labirinto per svolgere un compito che potrà salvare il genere umano. Silverberg ci dona una riflessione acuta e sincera sull’umanità, sulle età della vita, sui sentimenti e sulle speranze, sui vizi e sugli inganni. Un moderno “Filottete” da leggere meditando.

Se fosse cibo:
Filetto di prima scelta, adeguato al livello del protagonista.

Racchiuso in una frase:
Vedi, in realtà io non ero un dio, ma un misero mortale che aveva illusioni di divinità, e a cui i veri dèi hanno impartito una severa lezione. Hanno deciso di ricordarmi che dentro di me, sotto la tuta di plastica, c’era la bestia pelosa. (p. 178)

Edizione Utilizzata:
Robert SILVERBERG, L’uomo nel labirinto, Fazi, Roma 2008.

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile, sia in versione cartacea che elettronica, sui siti delle maggiori librerie online italiane (mondadoristore.it, unilibro.it).



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